Un tributo a Giorgio Armani.
Un ricordo di Anna Lottersberger DEAN di Ferrari Fashion School che ha voluto ricordare il Maestro Giorgio Armani con un pensiero che intreccia memoria, esperienza e gratitudine verso chi ha trasformato per sempre il linguaggio della moda.
“Innamorarsi, sognare, recepire e metabolizzare: Queste le tracce del mio iter creativo e non soltanto quando penso e disegno una collezione ma anche quando arriva il momento di comunicarla attraverso il messaggio pubblicitario”, questo scriveva Giorgio Armani a Nicoletta Bocca nel 1990. Questo quello che raccontiamo ai nostri studenti del ‘metodo’ creativo della moda italiana.
Oggi, 4 settembre 2025, Giorgio Armani ci ha lasciati. La notizia arriva a pochi mesi dalla sua prima assenza, in assoluto, a una sfilata di giugno: un dettaglio che dice molto della sua dedizione assoluta al lavoro e della sua presenza costante fino all’ultimo. A 91 anni, Armani incarnava il paradosso di show monumentali, ricchi di outfit e dettagli scenografici, e di una personalità schiva, lontana da gossip, social network e ribalte private.
Chiunque abbia avuto modo di lavorare con lui, per un giorno o per una vita intera, ha raccontato di un rispetto profondo, di una meticolosità senza compromessi e di un’educazione sincera, rivolta a chiunque. Stile, idee e costanza erano per Armani non solo valori professionali, ma tratti quotidiani della sua persona.
Ricordo il 2007, quando ricevette la Laurea honoris causa dalla mia Alma Mater: era lui, più di tutti noi presenti, a essere visibilmente emozionato. Qualche anno dopo, all’inaugurazione della mostra di Charles Fréger presso l’Armani/Silos, ebbi l’occasione di essergli presentata da una cara amica. Anche quella volta, nonostante la folla, Armani si dedicava a salutare ogni persona con la stessa attenzione, senza risparmiarsi. L’amica mi introdusse con toni fin troppo generosi, come se fosse lui a dover ringraziare me: e lui, con semplicità disarmante, accolse la presentazione proprio in quello spirito, mentre io arrossivo per l’imbarazzo.
Lo rividi ancora, in occasione di un allestimento durante la Design Week, e poi in un pomeriggio di Fashion Week al cinema Eliseo, a una proiezione de Il Signore delle Formiche di Gianni Amelio. Era sabato, e Armani aveva scelto di passare quelle ore al cinema, con la stessa naturalezza che ha sempre accompagnato la sua grandezza.
Così resta scolpita la sua eredità: un uomo che ha rivoluzionato l’immaginario della moda internazionale, mescolando poesia e progetto, riferimenti a culture diverse e cinema, sperimentazione e mercato.
Chi meglio di lui ha saputo tradurre la propria immaginazione nel linguaggio universale della moda?